12 maggio 1909: Pasquale Rotondi nasce in Arpino (Frosinone).
1928-32: è allievo di Adolfo Venturi all’università di Roma, dove si laurea con Pietro Toesca: la tesi è su Pietro Bernini.
1933: entra nell’Amministrazione delle Belle Arti presso la Soprintendenza di Ancona, ove opera per tre anni, passando poi a dirigere la Galleria Corsini a Roma.
1939-49: è Soprintendente alle Gallerie delle Marche. Vive e opera in Urbino, ove insegna anche storia dell’arte all’università e presiede l’Istituto d’arte e decorazione del libro. Sono gli anni che lo vedono impegnato a riordinare il Palazzo Ducale e a salvare le opere d’arte durante la guerra (1940-45).
1949:-61: come Soprintendente di Genova, contribuisce alla rinascita della città dalle distruzioni della guerra. Supera l’esame di libera docenza in Storia dell’arte con Roberto Longhi dopo aver pubblicato i volumi sul Palazzo Ducale di Urbino, seguiti dalla Storia dell’arte italiana (Vallecchi). Artefice della donazione allo Stato da parte dei marchesi Spinola del Palazzo che diventerà sede della omonima Galleria nazionale. Continua a dedicarsi all’insegnamento presso l’università di Genova.
1961-73: dirige l’Istituto centrale del Restauro, a Roma. In questa veste è tra i protagonisti a Firenze del salvataggio del patrimonio d’arte, danneggiato dall’alluvione.
1974: lasciata l’Amministrazione dello Stato, viene nominato dal Vaticano consulente per il restauro della Cappella Sistina.
1986: Urbino gli conferisce la cittadinanza onoraria.
2 gennaio 1991: muore investito da una moto a Roma.
Da “IL MIO DIARIO” di Pasquale Rotondi, p.56,
DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO DI PASQUALE ROTONDI
Giulio Carlo Argan nutriva una profonda stima
per Pasquale Rotondi:
«mi fidavo di Rotondi più di qualsiasi altro dei soprintendenti»
come ricorda in una intervista e ancora,
in una lettera del 19 gennaio 1944, afferma:
«tu sei il solo che abbia saputo anteporre la coscienza e
la responsabilità e la dignità morale dello studioso
al conformismo del burocrate»
Mio nonno Rotondi, salvatore dell’arte e anche felice pittore
“La pittura avrebbe occupato un posto importantissimo nella sua vita… Niente più Marche, però: il suo sguardo si sarebbe concentrato in primo luogo sulla sua amata Arpino, e a seguire sui paesaggi valdostani di Ollomont, dove avrebbe trascorso una lunga serie di estati…”.
L’amorevole ricordo di uno dei nipoti sull’altra faccia di un protagonista dell’Operazione Salvataggio dei principali capolavori dei musei italiani durante la Seconda guerra mondiale.
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